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#HAPPYBIRTHDAYINMOROCCO

#HAPPYBIRTHDAYINMOROCCO

Breve storia felice. Questo compleanno e’ arrivato veloce come un treno, credevo che al raggiungimento di questa età avrei raggiunto nel frattempo anche tanti altri traguardi che invece non sono arrivati. Traguardi che ho cercato, e altri che la società ha imposto per me. Cose che avrei voluto avere, lavori che avrei voluto fare, storie che sarebbero potute andare diversamente. Ma così è la vita. E finalmente l’ho imparato. A modo mio. E un po’ di questa nuova consapevolezza me la sono regalata per il compleanno. 4 anni fa probabilmente l’avrei trascorso in camera a compiangermi e a pensare a quello che volevo ma non avevo. Quest’anno invece ho preso lo zaino e sono andata a vedere uno dei posti che mi interessavano di più al mondo. Perché a volte i luoghi comuni si rivelano grandi verità: non è importante se nella tua vita piove spesso, tu impara a ballare sotto la pioggia ❤️ #happybirthdayinmorocco

E così, complici un compleanno, un’amica, un volo a 40 euro e la voglia di un ritorno di quelli magici, sono volata in Marocco per la seconda volta. 4 giorni tra Fes e Chefchaouen, tra la medina più antica e trafficata del Paese e quella più azzurra di sempre. Qualcosa di già visto da approfondire e qualcosa di nuovo da esplorare. Macchina fotografica sempre in mano e occhi bene aperti per non perdere nessun dettaglio. E per la seconda volta mi è venuto il “Mal du Maroc”. Lo capisci subito, se ti viene: è quel groppo in gola che ti prende appena sali sull’aereo, perché sai che di questa terra colorata, rumorosa, polverosa e sorridente ti mancheranno un sacco di cose. Mancherà il sapore del tè alla menta, il profumo delle spezie al mercato, il gusto della pasta di mandorle che si scioglie in bocca, l’azzurro della Medina di Chefchaouen, il giallo e il blu di Fes, il nonnino con la stampella che ci ha salvate quando ci siamo perse nei vicoli, il driver che si è vestito elegante solo per noi, i ”welcome to Morocco”, le colazioni in terrazza sotto a un cielo senza nuvole, i bambini che ti davano il ‘5’ e pure le contrattazioni allo sfinimento nei negozietti. Perché il Marocco è così, ti entra sotto la pelle e dentro al cuore e magari quando sei lì neppure te ne accorgi, ma poi quando ti mettono il timbro di uscita sul passaporto ti volti indietro un attimo e sai che ne sentirai tantissimo la mancanza.

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